La velocità degli eventi e la loro drammaticità, che hanno colpito la famiglia di Raffaele, hanno lasciato in tutti noi rotariani, ma direi in tutti gli amici, conoscenti, pazienti, uno sgomento infinito, dove ogni commento, considerazione, spiegazione, giustificazione, non trova risposta. La morte, pur nella sua obbligata ed ineluttabile cadenzialità, quando sopraggiunge diventa un evento primario, primitivo, sconvolgente, perché interrompe una continuità, un’abitudine, un programma; irrompe, nel divenire della vita, e trancia ogni legame, ogni ancoraggio, irriverente e beffarda. In questi ultimi giorni, con i drammatici eventi di Genova e della Calabria, dove la morte si è impadronita di vite in maniera arbitraria e autoritaria, abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione di come sia vano chiedersi il perché: la morte non dà spiegazioni, colpisce per quell’imperscrutabile destino che ha deciso la rottura del filo. Ecco allora che ci sorregge la fede, questo dono di Dio che ci fa sopportare ogni dolore, che ci dà la speranza che la vita non si sia interrotta con la morte, ma che si sia trasformata, trasferita in un’altra dimensione, dove la vita continua in un rapporto diretto con chi la vita ci ha donato. Lo straordinario messaggio cristiano, e il nucleo di questa religione, è appunto la resurrezione, dono unico e immenso che ci fa accettare la vita e la morte. Raffaele era credente e conosceva il dono di Dio; tutta la Sua vita era stata improntata ad un’etica cristiana, all’amore verso il prossimo. La professione di medico era diventata la Sua quotidiana palestra dove cimentava il Suo credo. Ma non trovando sufficiente solo la professione che si era scelto, si era cimentato anche nella politica, interpretandola come possibilità ulteriore di aiutare il prossimo, ma non sentendosi ancora soddisfatto era entrato con entusiasmo nel Rotary (fu socio fondatore) per le stesse motivazioni di altruismo, di possibilità di redenzione dell’uomo, battendosi per dare, oltre all’aiuto materiale, dignità e fiducia nella vita; e, non essendo ancora saturo di fare del bene, aveva trovato altre strade per esprimere e realizzare il Suo profondo desiderio di donare e donarsi: aveva aderito all’Associazione “Angela Serra”, che si batte per aiutare i malati di cancro, e, non soddisfatto ancora si era gettato a capofitto ad organizzare la Croce rossa nel nostro territorio. Ma, al di là di tutto questo, il Suo vero sentirsi impegnato per il fratello era il Suo comportamento quotidiano, era porgere la mano ed un sorriso a chi chiedeva aiuto e Raffaele svolgeva il Suo compito, sì proprio come un compito, non rifiutandosi mai, non nascondendosi, non adducendo scuse, era, la Sua, una presenza costante dovunque c’era bisogno della Sua attività e del Suo carisma. Voi familiari, che in questo momento piangete la Sua morte senza freno, dovete gioire per aver avuto la fortuna di vivere nell’ambito di un così grande spirito. Caro Raffaele, noi ti diciamo arrivederci e non addio, perché la morte non esiste e un giorno saremo di nuovo insieme a programmare nuovi impegni e a progettare nuove iniziative intese a soddisfare il Tuo bisogno di altruismo.
Pasquale Simonelli