Ho partecipato alla manifestazione organizzata dal nostro Club in collaborazione con il Forum dei giovani del Comune di Piedimonte Matese in occasione del giorno della memoria.
Vedere tanti ragazzi riuniti, ad ascoltare la testimonianza personale dl sig. Foa, ebreo napoletano che ha vissuto in prima persona le conseguenze della promulgazione delle leggi razziali è stato costruttivo ed appagante.
Soprattutto oggi che da più parti si tende a minimizzare la realtà cruda dell’olocausto o addirittura a negare che sia mai avvenuto è importante ricordare perché si possa evitare di ripetere gli errori di ieri.
La catastrofe, in Italia, iniziò nel 1938 con la promulgazione delle leggi antisemite. Un popolo di fratelli, uniti nella fede, fu avviato, nel generale silenzio assenso alla sofferenza e alla distruzione. Ogni cittadino italiano fu costretto ad accettare che i loro fratelli, concittadini, amici, venissero ghettizzati da uno stato che all’apparenza credeva poco in quelle leggi promulgate quasi esclusivamente per far piacere a un alleato potente ma che successivamente rivelarono quanto potesse essere meschino e vile l’animo degli stessi italiani. La famiglia reale, che dovette essa stessa subire le conseguenze della deportazione nella persona di Mafalda di Savoia, deceduta nel Lager di Buchenwald nel 1944, non ebbe nessuna difficoltà ad accettare la negazione del credo cristiano e della democrazia contenuta in quelle leggi. La scoperta dei tanti Lager nazisti, fatta dai Liberatori americani e russi, con tutte gli orrori evidenti e direttamente palpabili, lasciò sconcertati i militari alleati e, ancora di più, sembra, i cittadini tedeschi che negavano di essere a conoscenza di tutto ciò.




Tra i tanti Lager certamente Auschwitz rappresenta il luogo più emblematico su cui riflettere quando si parla di Olocausto e Shoah. Le parole sul cancello di ingresso “Arbeit macht frei” suonano come una macabra presa in giro. Il lavoro renderà veramente liberi quegli uomini, donne e bambini che lo hanno attraversato, liberi dalle sofferenze e dalle ingiustizie patite attraverso la catarsi della morte.
Auschwitz è un’industria di morte, massacro e orrore. Non vi sono altri modi per definirla ed è anche l’esempio che dobbiamo tenere tutti a mente quando si parla di Shoah. Eppure, nonostante tutti questi insegnamenti, ancora oggi stiamo vivendo una shoah che interessa popoli diversi da quello ebraico, con il nostro mediterraneo, il mare nostrum, trasformato in una enorme bara, dove i principi di giustizia, fratellanza, uguaglianza sono stati dimenticati dai nostri governanti.
Purtroppo la memoria dell’uomo è labile e corta, e quanto ci sembra essere stata una follia a breve, in un attimo, potrebbe ritornare attuale, con modalità diverse, ma si tratterà pur sempre di un crimine contro l’umanità.
Certamente il sentirsi odiati, minacciati, attaccati, dai terroristi e dall’ISIS, sapersi sotto il costante sguardo di personaggi come Kim Jong Un e dei suoi missili, non giova a farci accettare come fratelli i “diversi” che provano ogni giorno a sbarcare sulle nostre coste scappando dalla guerra, dalla fame dalla certa mancanza di futuro. Ogni giorno siamo costretti a vedere immagini di povere persone che fuggono dall’orrore, dalla guerra, dalla fame, imbarcate in scafi pericolosi e instabili, alle quali vengono rifiutati gli aiuti e la possibilità di accedere a nuova vita: e, la cosa più assurda e sconcertante, è rendersi conto che molti nostri concittadini, spinti dall’odio per le culture e le razze diverse, impauriti dalla diversità, concordano con quanti impediscono il libero accesso di tutti in tutte le nazioni del mondo.
Per tali considerazioni non si può non essere d’accordo con Josè Saramago, “noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”.
Alfonso Marra