Dolcissima Chiara, amica simpatica e Studiosa accanita.
Devo ringraziare il mio caro amico e collega Cesare Cuscianna per averci fatto conoscere questa perla di ragazza, che pur essendo bolognese, ma proprio bolognese, probabilmente avrà avuto avi campani tanto ci somiglia.
Svolge le sue attività di ricerca principalmente negli ambiti della psicologia dell’arte, della fruizione e dell’educazione museale.
Insegna al corso di laurea triennale Dams, a quello magistrale in Arti Visive e alla Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici, di cui è coordinatrice didattica.
I suoi principali interessi di ricerca sono rivolti alla museologia alla mediazione culturale, e alla relazione tra le arti e l’iconografia scientifica dalla prospettiva dei visual studies.
Alfonso Marra
Il pennello di Cupido
In tempi recenti il mal d’amore è tornato alla ribalta e, con la sua denominazione un po’ demodé, è oggetto di nuovi studi e nuove proposte terapeutiche. Il volume ripercorre la storia di questa malattia, soffermandosi in particolare sul tardo Rinascimento, ma spingendosi fino al Settecento e all’Ottocento. Supporto fondamentale per analizzare la natura immaginativa della malattia (e il ruolo fondamentale della “visione” nel contagio d’amore) è una serie di dipinti di straordinario interesse del Seicento olandese, che finora non sono mai stati oggetto di una trattazione sistematica nella letteratura scientifica in lingua italiana.
Infatti, nei Paesi Bassi del tempo, mentre le università riformate diventavano fucine per la nuova medicina (e, secondo alcuni, per l’embrione della moderna psicologia), il mal d’amore pareva diffondersi come un raffinato contagio. Decine di dipinti di genere, spesso umoristici e moralizzanti, realizzati da artisti di successo (Jan Steen in testa), e oggi sempre più oggetto di interesse da parte del grande pubblico, ne offrono testimonianza, riproponendo il motivo della visita alla malata d’amore con poche ma significative varianti. Il testo esamina questi dipinti condotta rendendo omaggio a un gustoso studio di Henry Meige (inedito in italiano) che alla fine dell’Ottocento, sulla celebre Nouvelle Iconographie de la Salpêtrière, tra suggestioni del teatro di Molière e dubbi suscitati dalla nascente psicoanalisi, ci ha offerto un’indagine ricca di acume e humour sulle manifestazioni di mal d’amore per interposta pittura
Il libro, pur corredato da molte citazioni e riferimenti ai trattati dell’epoca, può essere letto come un romanzo su eroine innamorate e sui loro dottori. Così, mentre il mal d’amore si ripresenta con tutta la serietà di una malattia da trattare con sostanze che, agendo su ormoni, neurotrasmettitori e neurotrofine, saprebbero guarire i cuori spezzati, la lettura “storica” dell’argomento si rivela un utile pretesto: a contenitori scientifici diversi, a sguardi diversi, corrispondono le stesse parole e le stesse metafore.
