Se consideriamo i danni che i cambiamenti climatici hanno causato negli ultimi decenni, si rimane allibiti e, se tutti se ne rendessero conto, verosimilmente non staremmo inerti ad assistere alla nostra fine, considerando che questi danni sono stati causati dal nostro egoismo, menefreghismo, ignoranza. Provo a citare alcune cifre. Clima: la temperatura media della Terra è cresciuta di 0,9 gradi, quasi tutti negli ultimi trenta anni // dal 1993 al 2016 la Groenlandia ha perso una media di 286 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno, l’Antartide 127 miliardi // il livello globale dei mari è salito di oltre 20 cm nell’ultimo secolo // la superficie degli Oceani dal 1969 ad oggi si è scaldata di 0.2 gradi centigradi.
Plastica: metà della plastica esistente oggi è stata prodotta negli ultimi 15 anni // nel mare ogni anno finiscono 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica // il tempo di vita della plastica prima della decomposizione può arrivare a 400 anni!
Deforestazione: tra il 1990 e il 2016, il mondo ha perso 1.3 milioni di Km2 di foreste // da quando l’umanità ha iniziato a disboscare le aree naturali, sono stati tagliati il 46% degli alberi // il 17% delle foreste pluviali dell’Amazzonia è stato distrutto negli ultimi 50 anni.
Animali: delle 8 milioni di specie viventi, un milione è a rischio di estinzione a causa delle attività umane.
Ci si pone l’interrogativo. È possibile che di fronte a queste cifre, che non temono smentite, e sono sotto gli occhi di tutti perché vengono quotidianamente controllate e mostrate all’opinione pubblica mondiale, gli uomini che contano non prendono posizione? Possibile che una mobilitazione generale stia per nascere (pare!) solo per opera della giovane Greta Thunberg? Perchè il linguaggio della giovane svedese comincia a fare presa oltre che tra i giovani anche tra gli adulti? La risposta è che per la prima volta qualcuno non ha parlato di “futuro”, ma di presente. Nella società consumistica del tutto e subito non esiste la “prospettiva futura”, che suona come un allarme che non ci riguarda, ma interessa solo chi verrà “dopo” di noi e, quindi, egoisticamente, non ci interessa. Greta, insiste a far capire, che se non si pone riparo nell’immediato, il futuro non esisterà più, e allora se vogliamo lasciare ai nostri figli (quelli nati “adesso”) la terra che ci è stata donata, dobbiamo da “subito” iniziare a combattere per bloccare o rallentare i disastri che l’uomo continua a produrre con la complicità, purtroppo, di alcuni potenti della Terra, che, pur di non inimicarsi le grandi industrie dei beni di consumo e dell’energia, che sovvenzionano la loro politica, fanno finta di ignorare il problema o enfatizzano quelle poche voci che non riconoscono la catastrofe che stiamo vivendo.
Dice Greta, che il problema viene sottovalutato volutamente e non si fanno riunioni di emergenza come quando è in corso un cataclisma. Il problema non viene vissuto come dramma imminente, ignorando il protocollo di Kyoto o l’accordo di Parigi, e viene tenuto nascosto ai “media” che, presi dalle necessità del contingente, ignorano quello che sta per succedere. D’altra parte, Nazioni che sono ancora arretrate rispetto ai ricchi Paesi occidentali o asiatici, dove c’è di tutto e di più, perché dovrebbero preoccuparsi di perdere quello che non hanno? Per loro la vita è una lotta per la sopravvivenza, ma non quella del futuro, ma quella quotidiana alla ricerca di cibo e acqua. Questo vivere alla giornata è purtroppo anche il problema delle periferie di tutte le grandi città del mondo, dove la precarietà del vivere ha abolito la parola “futuro”, si va alla ricerca del benessere immediato, il domani è un’evenienza che non li sfiora perché non c’è una prospettiva di vita, di lavoro, di famiglia, di figli. La grandezza di Greta, e di tutti i giovani che è riuscita a coinvolgere, sta proprio in questo: aver inculcato, nei giovani di qualunque estrazione sociale, che il domani esiste, e se noi ci precludiamo la possibilità di raggiungerlo e lasciarlo in eredità a chi ci segue, è solo colpa nostra, di questa umanità alla deriva che ha perso il senso del vivere, della bellezza della natura, della gioia di programmare. E’ in virtù di questa privazione che Greta si batte, imitando altre grandi figura del passato; Shaekspeare fa dire al principe di Verona (in Giuletta e Romeo), quando i corpi morti dei due giovani esprimono drammaticamente la miseria e la meschinità dei loro genitori, la pochezza e la falsità del loro essere genitori, mettendo figli al mondo senza poi far nulla per mantenerlo questo stesso mondo; Antigone, che si schiera per una giusta causa contro il potere, o Giovanna d’Arco, l’eroina che infiammava le folle e veniva considerata un’indemoniata. Greta ha scovato i suoi nemici: i potenti, gli adulti abulici, i consumistici che vivono solo per soddisfare l’istinto bestiale di avere. Forse in Thunberg il mondo ha trovato l’eroina che forse riuscirà a trascinare l’umanità verso una crociata di salvezza, facendo amare di nuovo il mondo, secondo lo straordinario messaggio francescano del “laudato si’, mio Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa e produce diversi fructi con coloriti fiori et herba”.
Il Rotary, concludo spesso così i miei modesti articoli, deve farsi interprete di queste istanze ecologiche, perché senza un mondo a misura d’uomo, un mondo che possa soddisfare la fame e la sete, diritto universale di tutte le genti, la pace, per cui ci battiamo, e l’eguaglianza sociale, rimangono un’amara utopia.
Pasquale Simonelli