L’astronauta Luca Parmitano è tornato dallo spazio nel febbraio scorso, dopo 200 giorni sulla Stazione spaziale internazionale. Una seconda missione da record dopo quella del 2013.
Quando è sbarcato ha trovato un pianeta malato, prigioniero di un invisibile nemico che rapidamente si diffondeva come nessun romanzo fantascientifico avrebbe mai immaginato.
“Non sono sorpreso – ha dichiarato – ma semmai preoccupato per la direzione in cui stiamo andando nella vita sulla Terra. L’aggressione del virus è un segnale forte per tutti, dobbiamo cambiare il modo di pensare”. Ha poi proseguito, esprimendo tutta la sua amarezza per aver scorto dallo spazio quanto la splendida bellezza della Terra fosse stata violentata e deturpata, particolarmente negli ultimi anni: dagli incendi devastanti in Australia, all’estendersi dell’aridità dei suoli, alla riduzione dei ghiacciai. Tutti simboli di un male che sottovalutiamo, ha concluso.
E che dire della Foresta Amazzonica, aggiungo io, sulla cui problematica desidero richiamare un mio articolo pubblicato alcuni mesi fa su questo bollettino rotaryano, dal titolo “Amazzonia: Terre e Popoli da salvare”. In esso evidenziavo quanto fosse messa a dura prova la sopravvivenza di questo paradiso della biodiversità, sia per il progredire dei cambiamenti climatici, che per l’azione diretta dell’uomo, che ne sta modificando drammaticamente l’habitat, costringendo le popolazioni indigene che da secoli vivono in perfetta simbiosi con la natura ad arretrare sempre più dal loro territorio.
Una situazione, a dir poco, preoccupante!
La voce più autorevole che si è levata negli ultimi tempi contro la politica demolitrice del presidente Bolsonaro, che mira a cancellare il “polmone verde del pianeta”, con grave nocumento per la vita animale e vegetale, è stata quella di Papa Francesco. Il nostro amato Pontefice ha convocato nell’ottobre scorso un apposito “Sinodo dei Vescovi per l’Amazzonia”, che ha discusso e approfondito tutta la complessa problematica, con opportune proposte operative. Il Papa è intervenuto anche sulla “Giornata Mondiale della Terra”, una delle più importanti celebrazioni ambientali a livello mondiale, il cui 50/mo anniversario di fondazione è stato festeggiato virtualmente il 22 aprile. Sua Santità si è soffermato poi sul significato delle “tragedie naturali”, come quella che stiamo vivendo a causa del coronavirus. “Come umanità – ha sottolineato –abbiamo peccato contro la terra, contro il nostro prossimo e, in definitiva, contro il Creatore. A differenza di Dio che perdona sempre e degli uomini che talvolta lo fanno, la natura non perdona mai”. Sposando la linea della giovane Greta Thunberg, ha evidenziato come l’uomo ha inquinato e depredato il pianeta, mettendo in pericolo la sua stessa esistenza.
Poco prima della nota vaticana, l’ambientalista svedese, che sta lottando strenuamente contro i cambiamenti climatici, aveva lanciato un messaggio dalla sua casa di Stoccolma, con il quale invitava a mettere da parte le differenze e a collaborare ed ascoltare la scienza e gli esperti come in qualsiasi emergenza. “L’umanità deve restare unita nella solidarietà. Quando tutto ciò sarà finito – concludeva la Thunberg – dovremo cominciare a costruire vere società sostenibili entro i limiti del pianeta”.
Assolutamente d’accordo, ci si salva solo cooperando. Anche con la Terra. La crisi provocata dal Covid-19 ha messo a nudo il modello basato sullo sfruttamento dell’altro e della natura.
Il liberismo economico considera la vita al suo servizio, teorizza la crescita economica infinita, nonostante il pianeta abbia risorse finite, preleva una quantità di risorse maggiore rispetto a quello che la Terra è in grado di rigenerare.
Le politiche di austerità, i tagli alla sanità pubblica e al sociale, alla ricerca, alla cultura, le mancate bonifiche ambientali, il sostegno economico alle multinazionali che inquinano e depredano il territorio, sono scelte politiche sbagliate che hanno acuito le ingiustizie sociali, ambientali ed ecologiche.
Per questo c’è bisogno impellente di promuovere un’economia sostenibile, compatibile con l’ambiente, che difenda e garantisca la vita e non l’accumulo di ricchezza.
Tutti abbiamo bisogno di rientrare in noi stessi prima che sia troppo tardi.
Gino Tino
