Il 2 giugno, a Piedimonte Matese, si celebra solennemente la Festa di San Marcellino, Patrono della Città.
Festività religiosa, coincidente con quella civile della Repubblica, quest’anno celebrate in maniera sobria, a causa dell’emergenza coronavirus.
Niente parata lungo i Fori imperiali delle Forze Armate, poco pubblico, ma il gesto simbolico più importante non è mancato: la Deposizione di una corona d’alloro sulla Tomba del Milite Ignoto da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella; né è venuta meno l’esibizione delle Frecce Tricolori, che hanno solcato il cielo di Roma e di molte altre città, in omaggio alle tante vittime del Covid-19.
E veniamo alla nostra festa piedimontese in onore di San Marcellino, una festa “diversa” quest’anno nella forma, ma non nel contenuto, puntualizzano le Autorità ecclesiastiche locali. Una festa condizionata dalle disposizioni restrittive delle Autorità competenti, tese al contenimento della diffusione della pandemia, che sta interessando e preoccupando il mondo intero.
Alla presenza del parroco don Domenico La Cerra e di altri Religiosi, presieduta dal Vescovo Mons. Orazio Francesco Piazza, Amministratore apostolico, è stata celebrata la Messa solenne nella Basilica di Santa Maria Maggiore (San Marcellino), preceduta dal tradizionale rito della consegna delle chiavi della Città al Santo Patrono da parte del sindaco dr. Luigi Di Lorenzo.
San Marcellino, prete e martire, accomunato a S.Pietro per aver subito lo stesso martirio durante le persecuzioni di Diocleziano, sono venerati sin dall’antichità come santi, sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodossa. Ebbero grande popolarità nei primi secoli del cristianesimo, tanto che i loro nomi vengono citati in una delle più antiche “preghiere eucaristiche”, risalenti al pontificato di papa Vigilio (537-555).
Il prof. Michele Malatesta, insigne figlio di questa terra di Piedimonte e romano di adozione, ha rivolto una particolare attenzione alle figure di MARCELLINO e PIETRO, con una pubblicazione del 2011 dedicata a papa Benedetto XVI, di cui il presente articolo porta il nome. Ne offri una copia omaggio ai piedimontesi convenuti nella Basilica di San Marcellino il 26 maggio del predetto anno, con dedica personale datata ”S.Filippo Neri 2011”. Un libro interessante, nel quale l’Autore rileva che per valutare la “passio” dei santi Marcellino e Pietro, è bene confrontarla con un documento autentico, gli atti dei martiri scilitani (da Scilio, località dell’Africa Numidica). Dal confronto, si nota l’abisso. “Il documento riferito ai due martiri romani, lungo e farraginoso, non è il verbale di un processo. Manca infatti il nome dei consoli, vengono raccontati una serie di fatti che nulla hanno a che fare colla procedura penale romana mentre sono del tutto assenti l’interrogatorio e il motivo della sentenza”.(32)
Negli atti processuali scilitani, invece, “Si assiste ad un interrogatorio pacato dove manca ogni minaccia di tormenti inauditi da parte del magistrato così come ogni risposta provocatoria e irritante da parte degli inquisiti. Leggendo il testo… si ha la concreta percezione che si tratta di un documento autentico di prim’ordine, ricavato direttamente dagli archivi proconsolari “.(pagg. 23-24)
E eccoci ad un altro esimio studioso, caro amico del prof. Malatesta, il nostro beneamato preside Dante Marrocco, presidente della gloriosa Associazione Storica del Medio Volturno di Piedimonte, dal padre Raffaello fondata e da Lui rifondata. Nel suo diario segreto “Si vive fra realtà e sogno”, pubblicato postumo sull’ANNUARIO 2006, Egli dedicò al nostro Santo Protettore la puntata del 1° giugno 1965, ore 22. “Domani si compiranno 1661 anni da quel 2 giugno 304, quando presso Roma, a Selva Candida, a nove miglia fuori porta Aurelia, fu eseguita la condanna a morte di San Marcellino, il santo venerato a Piedimonte. Sto solo e mi piglia tanta tenerezza nel pensare a lui. A quest’ora stava in carcere e già sapeva della sua fine, domani. In piazza tanta gente che si diverte, che festeggia incoscientemente una morte. Nessuno ci pensa. Il santo è solo un’etichetta sulla bottiglia del divertimento. Senza la festa nessuno penserebbe a un condannato a morte di tanti secoli fa. A che vale lottare e sacrificarsi per un’idea?…”
Una domanda secca, che chiede una eguale risposta, che personalmente non so dare!
Il prof. Malatesta, nell’elogio funebre all’amico Dante, in riferimento al “diario” di cui innanzi, scrive, tra l’altro: “Ci si trova di tutto: riflessioni sul temperamento e sul carattere dell’Autore, sulla giovinezza, sull’amicizia, sulla democrazia…ma anche giudizi nati a margine di eventi delittuosi o dolorosi, come… il furto sacrilego che mutilò il busto d’argento di S.Marcellino, l’amato patrono. Ricordo ancora la telefonata che mi fece dopo quel triste evento: Che cosa volete che vi dica? Sono a lutto! Mi disse accorato “. In maniera lapidaria, rivela lo stato d’animo del momento: indignazione e angoscia!
La devozione di Dante Marrocco per S.Marcellino è profondamente sentita, come sentita era l’amicizia che lo legava al prof. Malatesta, che lo ringrazia per averlo inserito nel novero delle persone illustri di Piedimonte. “Dante carissimo…grazie per avermi annoverato tra i cittadini illustri nel volume su Piedimonte… grazie per l’amicizia che hai voluto concedermi. Ma grazie soprattutto per quello che hai fatto per Piedimonte e per il Medio Volturno. La tua opera non morirà con te.
VALE AMICE CARISSIME, PAX TIBI IN CHRISTO! Michele Malatesta “.
A conclusione, mi sia consentito solo ricordare la gita culturale a Roma di tanti anni fa, organizzata magistralmente dal nostro Rotary Club, e la guida sapiente del prof. Malatesta nella visita alla Basilica di S. Paolo fuori le Mura, con la dotta illustrazione delle 54 formelle della “Porta Bronzea”, raffiguranti le Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Dante Marrocco e Michele Malatesta, due uomini di spicco del mondo culturale italiano. Li ricordiamo con ammirazione perché lo meritano e perchè sono per noi un incitamento o…un rimprovero.
Gino Tino
