La disuguaglianza economica, per definizione, significa accesso differenziato alle risorse e ai servizi offerti da una determinata società.
Si può parlare, come riferiscono gli economisti che analizzano il problema, di:
a) disuguaglianza tra i Paesi;
b) disuguaglianza all’interno dei Paesi;
c) disuguaglianza tra individui a livello globale.
Un certo livello di disuguaglianza è fisiologica, e, addirittura può generare sviluppo, come stimolo sociale, perché premia quelle persone che lavorano seriamente, hanno migliori capacità e contribuiscono allo sviluppo sostenibile della società.
Questo tipo di disuguaglianza viene definito “flessibile” o “acquisita” rispetto a quella “ereditata” o “rigida”. Comunque, livelli estremi di disuguaglianza sono pericolosi e dannosi, perché ostacolano la lotta per ridurre la povertà estrema, e, di conseguenza causano una forte instabilità sociale.
La disuguaglianza economica comporta inevitabilmente una disuguaglianza nell’accesso alle risorse sociali e naturali. Secondo il rapporto Oxfam International l’1% della popolazione più ricca in tutto il mondo possiede più del doppio della ricchezza posseduta da 6.9 miliardi di persone, ossia il 90% della popolazione mondiale!; ancora più in dettaglio, volendo salire più in alto nella scala di valutazione, il 5% più ricco è titolare da solo della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero!
Da questi dati si evince che nel mondo ci sono 2153 miliardari che, da soli, hanno un reddito superiore a quello del 60% della popolazione mondiale e questo divario è in continuo aumento, nonostante la crisi economica globale.
La disuguaglianza economica ha quindi creato 3.5 miliardi di persone che vivono in condizioni di povertà e 1 miliardo sono sottonutrite!.
Ormai da più economisti si comincia a parlare di istituire una tassa globale sulla ricchezza, prima che la disuguaglianza danneggi entrambe le classi più ricche e più povere della società e determini problemi come quelli vissuti nel 1913 e nel 1944-45 che furono la vera causa dei due grandi conflitti mondiali. E’ interessante citare che uno dei maggiori parametri di pericolosità è la disuguaglianza all’interno dei Paesi: la Russia è il Paese con i più elevati livelli di disuguaglianza: il 10% più ricco della popolazione detiene l’84,5 % della ricchezza del Paese, seguita dalla Turchia (77,7%), poi dall’USA, India, Cina.
Sempre secondo lo studio Oxfam, la disuguaglianza estrema causa: a) una barriera alla riduzione della povertà;
b) indebolisce la crescita economica;
c) acuisce la disuguaglianza tra uomini e donne;
d) comporta disuguaglianza nella salute, nell’educazione, nelle opportunità di vita;
e) minaccia la società perché è associata a severi problemi sociali, come le malattie mentali, il crimine violento, la salute, fino ad essere causa di conflitti e instabilità politico-sociale.
Ma quali sono le cause della disuguaglianza, visto che è un fenomeno in crescita? Sempre secondo Oxfam International sono due i principali driver della disuguaglianza: uno economico e l’altro politico e cioè il fondamentalismo di mercato e la cattura del potere da parte delle elite economiche, fenomeno noto come “political capture”.
Nel primo caso, è stato dimostrato che, senza l’intervento del governo, l’economia di mercato tende a concentrare la ricchezza nelle mani di una piccola minoranza, che determina una crescita della disuguaglianza.
Nel secondo caso, il fenomeno della “political capture”, le elite usano il loro potere economico per ottenere favori dal governo: esenzioni fiscali, contratti, concessioni di terre, sussidi etc.etc., vengono in tal modo bloccate le politiche che rafforzano i diritti del popolo.
I Paesi più progrediti socialmente, tipo la Danimarca, la Svezia o il Giappone, solo il 15% del reddito di un giovane adulto è determinato dal reddito dei propri genitori; in Perù, paese estremamente povero e con grave disuguaglianza, ben 2/3 di ciò che una persona guadagna oggi è legato alla capacità reddituale dei propri genitori! In conclusione, la ricchezza elitaria ed ereditata ostacola la “mobilità intergenerazionale”.
Come invertire il trend?
Dice l’economista Thoma Piketty che lo strumento ideale sarebbe l’istituzione di una tassa globale progressiva sul capitale, associata ad un elevato livello di trasparenza nella finanza internazionale. Questo provvedimento eviterebbe una spirale di disuguaglianza e la dinamica della concentrazione della ricchezza controllata da pochi individui.
Potrebbe sembrare una proposta utopica, ma si potrebbe fare per gradi, per es. in Europa , poi in America, in Asia e così via.
Conclusione
La disuguaglianza economica sta raggiungendo livelli preoccupanti e la “ricchezza ereditata” è sempre più al centro del problema perché rallenta la mobilità sociale: si nasce ricchi si muore ricchi, si nasce poveri e si muore poveri!; una società così moralmente divisa non può durare a lungo: rivolte, migrazioni illegali, guerre civili, terrorismo, crisi economiche e la nascita di partiti popolari e anti-sistemici, sono chiari sintomi di un sistema economico sbagliato. Per arrivare ad una seria redistribuzione della ricchezza tra i Paesi e all’interno dei singoli Paesi è necessaria una maggiore volontà di cooperazione nazionale e internazionale.
E’ importante però che non solo i governi, ma anche i singoli individui e istituzioni socio-umanitarie, come il Rotary, pressino i politici per rifiutare lo status quo e creare una società più equa, indispensabile per aspirare alla Pace Universale.
Pasquale Simonelli
