Stradine, sterrati, viottoli, antichi borghi, piccoli valichi e pianure caratterizzano il nostro territorio, quel territorio solcato dal fiume Volturno i cui confini storicamente si incastrano tra “Terra di Lavoro” ed il Sannio Pentro dove, a far da baluardo al Nord è l’appennino del Matese, con le sue vette amene e impervie che dividono le terre del Molise da quelle campane.
Terre che per millenni sono state attraversate da viandanti e pellegrini diretti alla terra santa, lungo percorsi che spesso mutavano al mutare delle condizioni metereologiche oppure per la presenza di saccheggiatori lungo il percorso o anche per rendere ossequio a questa o quella sacra grotta micaelica.
A questo tema è stata dedicata la conviviale del 27 ottobre 2022, con una relazione incentrata su quella Via Francigena che ha la sua origine in Inghilterra a Canterbury e conduce a Roma, dove si innesta la via Francigena del Sud che attraversa il Lazio, la Campania, la Basilicata per giungere a Santa Maria di Leuca in Puglia.
Diversi comuni del nostro distretto rotariano sono situati lungo tale tragitto, lungo il sentiero ufficiale ratificato dal Consiglio d’Europa nel novembre del 2020, con le sue 45 tappe e 929 chilometri che recano da Roma a Santa Maria di Leuca.
La Via Francigena, nella sua visione unitaria, è stata una via di comunicazione che ha contribuito all’unità culturale dell’Europa nel Medioevo. Oggi questa via rappresenta un ponte tra le culture dell’Europa anglosassone e dell’Europa latina. In tal senso, il percorso di pellegrinaggio è diventato metafora di un viaggio alla riscoperta delle radici dell’Europa, poiché permette di incontrare e comprendere le diverse culture che costituiscono la nostra identità comune.
Date queste premesse, mi preme aprire qualche breve parentesi sulla genesi e sulle caratteristiche storiche e toponomastiche della Via Francigena, ormai divenuta famosa nel mondo , alla stregua del percorso di Santiago de Compestela; un percorso non solo più strettamente di fede, come anticipato, ma di cultura, storia e conoscenza socio-antropologica dei territori coinvolti, anche in chiave strettamente laica e in linea con lo spirito europeo di pace e comunione tra i popoli.
Correva l’anno 990 d.c. quando l’Arcivescovo Sigerico si recò a Roma partendo da Canterbury per ricevere il Pallio dalle mani del Papa Giovanni XV.
Tale paramento liturgico era inizialmente riservato soltanto al vescovo di Roma, solo successivamente i papi lo concessero ad alcuni vescovi e arcivescovi. In epoca più tarda il pallio divenne prerogativa degli arcivescovi metropoliti, come simbolo della giurisdizione in comunione con la Santa Sede. Al ritorno da Roma l’arcivescovo inglese riportò le 79 tappe del suo itinerario verso Canterbury, annotandole in un diario. Non è che quella percorsa fosse l’unica via per giungere a Roma tuttavia, all’indomani della caduta dell’impero Romano, le principali strade consolari andarono in disuso per svariate ragioni e furono sostituite da una serie di vie secondarie che si intersecavo di volta in volta fino a giungere a Roma. Quando si dice: “tutte le Strade portano a Roma” non a caso, si fa riferimento alla questione che nel Medioevo erano chiamate vie romee le strade che i pellegrini percorrevano nella penisola italiana, che era interessata da una fitta rete di tracciati viari diretti a Roma.
Quella di Gerico, tuttavia, fu la prima ad essere annotata e per tale ragione riconosciuta dal Consiglio d’Europa come itinerario culturale nel 1994 e come Grande Itinerario culturale 2004 e alla quale si affiancarono molte varianti gestite da enti territoriali o associazioni di volontari.
L’intero percorso pedonale si aggira intorno ai 1800 chilometri in 78 tappe e interessa i territori di Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Italia, di cui 1000 chilometri da percorrere sul territorio italiano, precisamente dal Gran San Bernardo a Roma in 44 tappe.
Per dare un’idea dei tempi di percorrenza, le statiche ufficiali stimano una media di 24 km al giorno, pertanto per un pellegrino diretto da Canterbury a Roma impiega dai 75 agli 85 giorni.
Veniamo ora alla Francigena del (nel) Sud, che a differenza di quella che ricalca il percorso di Sigerico, nasce sulla base di valutazioni attente che hanno coinvolto tutte le regioni interessate attraverso tavoli tecnici, seminari e convegni. Tale itinerario ha trovato ufficiale riconoscimento in sede europea con ratifica dal Consiglio d’Europa nel novembre del 2020.
La Via Francigena del Sud inizia da Piazza S.Pietro a Roma e termina a Santa Maria di Leuca, nel punto in cui si incontrano il Mar Adriatico ed il Mar Ionio. Ci troviamo dinanzi ad un fascio di strade, generato da un asse centrale costituito dal sistema viario romano, che muta a seconda dei contesti temporali e geografici. Un percorso di sintesi più che una vera e propria via, utilizzata dalle genti dell’Europa settentrionale per raggiungere prima Roma e poi i porti di imbarco della Terra Santa.
Le Regioni attraversate (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia) si sono coordinate e hanno provveduto a geolocalizzare il tracciato, 930 chilometri con 45 tappe, dallo splendore del Parco dell’Appia Antica all’orizzonte cristallino del mare di Leuca, attraverso i suggestivi scenari del nostro Appennino campano.
Nell’identificare il percorso sono state privilegiati i territori delle aree interne, che si caratterizzano prevalentemente per la presenza di piccoli borghi, dove la pianura lascia il passo prima ad aree collinari e poi a quelle montane.
Il tratto campano è un percorso di circa 200 km e che coinvolge ben 26 comuni delle provincie di Caserta, Benevento e Avellino e vengono di seguito riportate:
• 12 Tappa – Da Minturno a Sessa Aurunca 24,2 km
• 13 Tappa – Da Sessa Aurunca a Teano 15,4 km
• 14 Tappa – Da Teano a Statigliano 22,1 km
• 15 Tappa – Da Statigliano a Alife 17,2 km
• 16 Tappa – Da Alife a Faicchio 19,3 km
• 17 Tappa – Da Faicchio a Telese Terme 12,5 km
• 18 Tappa – Da Telese Terme a Vitulano 19,1 km
• 19 Tappa – Da Vitulano a Benevento 17,2 km
• 20 Tappa – Da Benevento a Buonalbergo 23,8 km
• 21 Tappa – Da Buonalbergo a Celle San Vito 31,7 km
Proprio su questa direttrice che attraversa anche il nostro distretto rotariano (in particolare la tappa 15 e 16) spesso notiamo, per strade e stradine, pellegrini in cammino provenienti da ogni parte del mondo e di ogni credo religioso. Piacevole intrattenersi a parlare con loro, piacevole è l’intercambio culturale che spesso si crea anche nelle nostre aree interne, generalmente più isolate e meno congestionate rispetto a quelle metropolitane.
Qui, dove il tempo scorre più lentamente, il pellegrino ha modo di godere di un paesaggio caratterizzato da ubertosi uliveti, reperti archeologici di epoca sannita, romana , longobarda e bizantina e, attraversando la fertile pianura alifana solcata dal fiume Volturno, prosegue verso il Sannio beneventano con i suoi fitti, geometrici e rinomati vigneti.
L’Alto Casertano, un vero “giardino della provincia di Caserta” è una territorio ancora poco conosciuto ma con grandi potenzialità per il turismo culturale, naturalistico, emozionale ed enogastronomico. Castelli appollaiati lungo il percorso di epoca medievale fanno da sentinella alla verdeggiante pianura; terre di antica vocazione micaelica con le caratteristiche grotte di Raviscanina – Sant’Angelo d’Alife, Gioia Sannitica e Faicchio, risalenti circa all’anno mille, che ancora conservano in buono stato gli affreschi del tempo e che proprio nel periodo medievale rappresentavano tappe importanti per i pellegrini diretti a Monte Sant’Angelo sul Gargano e poi, proseguendo, verso la terra Santa.
L’Alto Casertano, area interna e rurale della Campania, adagiata alle pendici dell’appenino del Matese fino a ricomprendere le sue vette più alte e i suoi comuni montani come San Gregorio Matese, Letino, Valle Agricola e Gallo Matese, ancora oggi preserva nel proprio DNA quegli usi e costumi antichi di sannita memoria.
Un territorio meritevole di essere esplorato, approfondito e studiato . Il suo inserimento nel percorso della Francigena del Sud, sicuramente rappresenta una grande opportunità per dar luce e lustro a queste peculiari terre.
Il Pellegrinaggio e l’anima del pellegrino? Penso siano al meglio sintetizzate nella dichiarazione del Consiglio Europeo quando ciò fu scritto: “Possa la fede che ha ispirato i pellegrini nel corso della storia, unendoli in un’aspirazione comune e trascendendo le differenze e gli interessi nazionali, ispirare oggigiorno, noi, e in particolare i giovani, a percorrere queste rotte per costruire un società fondata sulla tolleranza, il rispetto per gli altri, libertà e solidarietà.”
William Mattei
