Il 2022 si è appena concluso e come da consuetudine si tirano le somme anche per il mondo del risparmio.
Dall’inizio della pandemia i mercati azionari ed obbligazionari hanno registrato consistenti perdite. Nel 2022 ad accusare le perdite più elevate è stato l’indice tecnologico Nasdaq che ha lasciato sul terreno circa il 30%, a seguire troviamo le obbligazioni dei paesi emergenti con l’indice JPM Embi che ha chiuso il 2022 con un -19,26%. Nel prendere in considerazione gli indici più comuni e maggiormente rappresentativi per i risparmiatori italiani, possiamo trarre queste conclusioni di sintesi: i fondi di investimento azionari hanno lasciato sul terreno circa il 14%, seguono i fondi bilanciati con un – 12,95%, altrettanto significativa la perdita media registrata dai fondi obbligazionari con un – 11,58%. Proprio in riferimento agli investimenti obbligazionari dobbiamo tener conto che per qualche decennio le banche centrali , Fed e BCE in primis, hanno mantenuto per anni i tassi a livelli prossimi allo zero, con rendimenti addirittura negativi sui bond governativi anche decennali per i paesi con rating elevato. A partire da settembre 2022 , a seguito dei preoccupanti dati sull’inflazione, imputabili più al rialzo del costo delle materie prime e non tanto dall’aumento della domanda, abbiamo assistito ad un’impennata dei prezzi che ha costretto le banche centrali ad innalzare in maniera repentina i tassi di interesse, determinando in tal modo un consistente ribasso dei prezzi delle obbligazioni che hanno decisamente messo a dura prova i risparmiatori anche più prudenti che detenevano investimenti in obbligazioni governative. In sintesi possiamo dire che le perdite medie per i risparmiatori italiane nel 2022 oscillano tra un -12% e un -8%. La problematica inflattiva continua a preoccupare la BCE, la quale sta continuando ad aumentare i tassi di interesse a livello centrale cercando di portare il livello di inflazione, come da statuto al 2%, tutto ciò sta generando effetti negativi anche per coloro che hanno contratto mutui a tasso variabile.
Una conclusione è doverosa: risparmiare per le famiglie equivale ad un sacrificio, in quanto quel risparmio, anche di modesta entità va a sacrificare spesso i consumi correnti ed accumulare del risparmio significa rinunciare a spendere in bene e servizi come ad esempio rinunciare ad un viaggio, a qualche bene personale, a qualche uscita in più nei week-end. Il risparmio, come la salute, l’istruzione trova una tutela costituzionale.
A partire dal 2007, con il recepimento della direttiva comunitaria Mifid I e successivamente Mifid II, è radicalmente cambiato il rapporto in termini di policy e best practice degli intermediari.
Sempre più oneri a carico degli intermediari bancari e finanziari, sempre più trasparenza sui costi e rischi dei prodotti finanziari, sempre più obblighi a carico degli intermediari nel prestare servizi di consulenza finanziaria e collocamento di prodotti finanziari ed assicurativi.
La ratio della norma in generale e lo spirito del legislatore parte dall’ipotesi che nel rapporto negoziale tra risparmiatore ed intermediario vi sia una controparte forte (l’intermediario) e una controparte debole (il risparmiatore) e che ogni negozio giuridico che va ad instaurarsi potrebbe a monte esservi un vizio dettato da situazioni di asimmetria informativa tra le parti oltre al conflitto d’interesse degli intermediari, in modo di inficiare ed indebolire non sola la buona fede del risparmiatore ma soprattutto i propri interessi e di tutela legittimi.
Gli adempimenti di aggiornamento della documentazione richiesta dagli intermediari ai risparmiatori sono il frutto del recepimento di tali direttive nonché dalla moral suasion esercitata dagli organi di vigilanza, tra questi troviamo il questionario di profilatura per l’adeguatezza degli investimenti e i dati richiesti ai fini antiriciclaggio (DL 231).
William Mattei
