Il 31 dicembre 2022 ci lasciava papa Benedetto XVI, papa Ratzinger, all’età di 95 anni, nel monastero Mater Ecclesiae, dove aveva scelto di risiedere dopo la rinuncia al ministero di Vescovo di Roma, annunciata l’11 febbraio 2013
Il 31 dicembre scorso è stata celebrata in Vaticano una messa in suffragio del papa Emerito, presieduta da mons. Georg Ganswein, segretario di Joseph Ratzinger dal 2003 fino agli ultimi giorni di vita.
Come ha riportato Vatican News, durante l’omelia, Ganswein ha espresso gratitudine a Dio “per il dono della sua vita, la ricchezza del suo magistero, la profondità della sua teologia…” definendolo “…semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore”.
Mi sembrava doveroso e oltretutto necessario ricordare, in prima istanza, papa Benedetto, con le parole dense di commozione di mons. Ganswein, suo segretario e perciò suo profondo conoscitore.
Ma mi sembrava ancora più doveroso e necessario condividere con tutti voi Rotariani il ricordo dell’uomo e del papa Joseph Ratzinger, per quanto Egli ha lasciato in eredità spirituale ed intellettuale, non solo alla comunità ecclesiastica ma, soprattutto, all’intero mondo civile; si, perché papa Ratzinger è stato un grande della storia ed un gigante della ragione, della fede e della sintesi positiva fra l’una e l’altra.
Egli ha parlato a tutti, credenti e non credenti, perché ha parlato alla mente ed al cuore delle persone.
Potrei invitarvi, a riguardo, a leggere la Lectio magistralis di Ratisbona, dove in modo direi esemplare, dotto e fragoroso, risuona però gradevolmente il solo apparente dualismo Fede-Ragione; potrei invitarvi a leggere solo uno dei tanti scritti di joseph Ratzinger per capire, come è capitato a me, il significato più profondo e al contempo semplice, della sua dottrina filosofico-teologica: l’esegesi storica e quella teologica circa la figura di Cristo non sono contrastanti perchè Gesù è stato certamente personaggio storico, cioè umano, tanto da sconvolgere una società in modo “rivoluzionario”, ma pur sempre “incarnatus”, cioè Dio fattosi Uomo; perciò Uomo storico ma non storicizzabile, con il rischio cioè di scivolare in una deriva relativistica.
Ma non essendo io teologo né filosofo preferisco, a titolo di esempio, riportare alcuni frammenti di una delle tante Sue omelie , nello specifico quella dedicata a San Giuseppe: “….la risposta di San Giuseppe alla parola dell’Angelo è fede e poi obbedienza, fatto. Fede: ha capito che questa era realmente la voce di Dio, non era un sogno. …..ma poi deve agire, affrontare i problemi della vita quotidiana, da uomo pratico qual era, organizzare la fuga in Egitto, trovare da dormire, da vivere e poi tornare a Nazareth, in un cammino verso Dio. ….La nuova legge (Torah) non è semplice osservanza di norme, ma si presenta come una Parola di amore, cioè trovare nelle norme l’amore di Dio; capire cioè che le norme non valgono per se stesse, ma sono regole dell’amore, servono perché l’amore cresca in noi stessi”.
Giacomo Russo